
Supporto psicologico ai pazienti con malattia renale cronica in stadio IV e V in terapia conservativa e sostitutiva della funzione renale e ai trapiantati renali, ai loro familiari ed al personale sanitario che opera nella S.C. di Nefrologia della ASL di Vercelli.
L’attuale difficoltà consiste nella mancanza nell’organico di una figura professionale che possa dedicarsi per un tempo sufficiente alla assistenza psicologica dei pazienti, dei loro famigliari e del personale sanitario.
Si richiede pertanto un contributo finalizzato all’attivazione di una borsa di studio per un/a psicologo da impiegare presso SC di Nefrologia in collaborazione con la S.C. di Psicologia clinica della ASL VC e che possa esplicare la propria attività sia presso il P.O. di Vercelli che presso i centri dialisi ad assistenza limitata di Gattinara e Santhià che hanno sede presso le Case della Salute.
Nell’ambito dello sviluppo ed implementazione dei processi di umanizzazione dei percorsi assistenziali, l’inserimento della figura dello psicologo nei reparti ad alta criticità si configura come componente fondamentale.
Il modello biopsicosociale di cura che prevede la presa in carico globale del paziente, in linea con la definizione di salute secondo l’OMS (“La salute è uno stato di completo benessere fisico, psicologico e sociale e non mera assenza di malattia o infermità”, 1948), promuove l’“umanizzazione” dell’assistenza riconoscendo al paziente il diritto di avere risposte non solo ai bisogni organici ma anche a quelli psicologici.
Uno degli obiettivi principali è finalizzato al miglioramento della qualità globale dei processi di cure e care e di assistenza dei pazienti, dei familiari e del personale sanitario.
L’insufficienza renale cronica (IRC) rappresenta una condizione caratterizzata da una perdita permanente e progressiva della funzione renale. Le uniche alternative percorribili sono: la terapia dialitica e il trapianto, ove ve ne siano le condizioni e potrebbero portare ad uno scadimento della vita del paziente, non solo da un punto di vista fisico, ma anche da quello emotivo – affettivo.
Il paziente affetto da IRC richiede una presa in carico globale e a lungo termine (OMS, 1948); si tratta di un paziente costretto a modificare profondamente il proprio stile di vita e a ridefinire i concetti di spazio e di tempo. I familiari (caregivers) si trovano a gestire fisicamente ed emotivamente il proprio congiunto per garantirne la sopravvivenza. Ansia, deflessione del tono dell’umore, timore per il futuro sono solo alcuni degli aspetti che condiscono i vissuti dei familiari e non sempre hanno la possibilità di riconoscere e condividere il peso di queste emozioni che spesso sfociano in un vero e proprio disagio. Lo psicologo si fa carico anche dell’équipe curante che si trova, molto spesso a confrontarsi con situazioni di grande sofferenza e rischia in certi casi di scivolare in veri e propri casi di burn out. Offrire la possibilità agli operatori sanitari di dare voce ai propri disagi permette di ridurre conflitti e depersonalizzazioni.
L’intervento dello psicologo deve declinarsi in momenti diversi del percorso terapeutico del paziente nefropatico.
Nella fase pre-dialitica l’obiettivo fondamentale di questa fase è quello di accompagnare il paziente nel processo di adattamento psicologico ed emotivo alla malattia, attraverso un intervento informativo, educativo sui diversi aspetti della patologia, le sue possibilità terapeutiche ( dialisi, trapianto, terapia palliativa) e le sue implicazioni comportamentali nella vita quotidiana. Il ruolo dello psicologo nell’ambulatorio di pre-dialisi risulta prezioso specialmente nel momento della comunicazione al paziente di iniziare la terapia dialitica od intraprendere un percorso che possa portare al trapianto renale da vivente o da donatore deceduto. Quando l’inizio della terapia sostitutiva diventa imminente, risulta inoltre fondamentale accompagnare il paziente nella scelta della metodica sostitutiva più adatta a lui, considerando non solo gli aspetti medici ma anche aspettative e motivazioni più o meno consapevoli legate a tale scelta. La presenza dello psicologo durante questa fase, risulta inoltre utile a fronte delle problematiche di non-aderenza alle terapie e alle difficoltà nel seguire con continuità le restrizioni del regime dietetico. Durante la fase pre-dialitica lo psicologo affianca il nefrologo durante l’attività clinica ambulatoriale, così da essere riconosciuto dal paziente, fin dall’inizio, come figura di riferimento, affinché possano essere al meglio gestite eventuali reazioni di rifiuto e affinché siano adeguatamente accolte reazioni emotive particolarmente intense, nel momento in cui si debba comunicare al paziente la necessità di iniziare la terapia sostitutiva della funzione renale. Tutti i pazienti possono in seguito contattare il consulente psicologo, alternativamente può essere il medico stesso ad effettuare l’invio di quei pazienti che mostrano un disagio personale o difficoltà nell’aderenza ai farmaci e/o alla dieta. Lo psicologo, a seguito di una valutazione preliminare del paziente, definirà il suo intervento e concorderà con il paziente i tempi e le modalità dello stesso.
La fase dialitica: la terapia sostituiva ha un profondo impatto sulla vita quotidiana e sull’equilibrio psichico del paziente. Le sue reazioni dipendono da una serie di fattori strettamente individuali tuttavia ciò che più spesso si osserva sono stati depressivi, disturbi ansiosi, peculiari vissuti somatici, disturbi del sonno, disturbi sessuali. In questa fase emerge anche il disagio legato alla modificazione dell’immagine corporea, al cambiamento della propria qualità di vita ed una ristrutturazione del proprio Sé. Gli obiettivi specifici di questa fase hanno quindi a che fare con il sostegno psicologico (ed eventualmente psicoterapeutico) del paziente e con il sostegno della compliance ai trattamenti.
Lo psicologo può quindi inserirsi nell’équipe medico-infermieristica indirizzando il suo intervento al
• paziente nefropatico o dializzato, poiché quando una patologia cronica, e la formulazione stessa della sua diagnosi, entrano nella vita di un individuo, ne modificano inevitabilmente alcuni aspetti e spesso anche la sua qualità-
• ai suoi familiari, poiché nelle situazioni di cronicità si impone anche ai familiari la necessità di adattarsi alle esigenze dettate dalla malattia e dai trattamenti indispensabili alla sopravvivenza del loro congiunto.
• all’équipe curante stessa, poiché possono emergere problematiche con implicazioni sulla motivazione professionale, nella misura in cui l’assistenza ad un paziente, spesso anziano e deteriorato sul piano fisico e cognitivo, con forti necessità di sostegno familiare e in assenza di prospettive realistiche di miglioramento, espone a uno stress situazionale continuativo e talora a veri e propri rischi di burn-out
Lo psicologo dovrebbe esercitare la sua attività attraverso un modello di collegamento facendo parte integrante dell’equipe di cura e partecipa ad un modello multidisciplinare di cura.
I colloqui psicologici possono avvenire presso un ambulatorio della SC di Nefrologia situati al 1 ° piano del P.O di Vercelli o in quelli dei centri dialisi situati a Santhià e Gattinara. Lo psicologo dovra ad ogni colloquio redigere una relazione cosi come al termine del ciclo di colloqui dovrà presentare una relazione finale che farà parte della documentazione clinica del paziente.
La durata del progetto è pari ad un anno e prevede il reclutamento di un psicologo che operi presso la S.C. Nefrologia della ASL VC e possa essere dedicato all’assistenza psicologica dei pazienti nefropatici dei loro famigliari e del personale sanitario ed operare in collaborazione con S.C. di Psicologia Clinica della ASL VC.